San Saturnino
Le terme e la chiesa di San Saturnino
Le terme e la chiesa di San Saturnino
L’area di San Saturnino rappresenta una porzione di territorio che registra stratificazioni storiche che si abitano, senza soluzione di continuità, a partire dalla preistoria fino alla fase contemporanea. Le sue vicende geomorfologiche e storiche sono segnate dall’incisiva presenza del fiume Tirso, che ne ha determinato, nelle diverse fasi geologiche e storiche, i destini. Tutto il tracciato del fiume Tirso, a partire dalle sorgenti, ha costruito nel corso dei millenni un percorso su cui si sono disposti insediamenti antropici strutturando reti di rapporti culturali, fisici e spaziali. Le fratture del granito consentono la penetrazione in profondità delle acque, con vistosi fenomeni di riemergenza, come avviene nelle sorgenti termominerali di San Saturnino, che sgorgano a temperature variabili fra i 34 0C e i 35 0C.
Il parco termale di San Saturnino è uno dei centri più importanti e antichi dell’intera isola. Il territorio che abbraccia i comuni di Bultei e Benetutti, infatti, ha origini molto lontane nel tempo. Ne sono una testimonianza alcuni ritrovamenti di età nuragica e romana, rinvenuti in diversi punti del territorio, come tombe dei giganti, domus de janas e alcune costruzioni risalenti all’età neolitica.
La presenza dei Romani in quest’area, invece, è stata dimostrata con il ritrovamento di una vasca termale e frammenti di colonne con alcune iscrizioni in latino. Proprio i Romani trasformarono questo luogo in una stazione termale. Le fonti, chiamate ai tempi Aquae Lesitanae, erano un centinaio e secondo la tradizione avevano ciascuna una proprietà specifica.
Nella natura incontaminata tra Bultei e Benetutti si trovano diverse vasche naturali, ciascuna con una proprietà terapeutica diversa. Una delle più note si chiama “Su Anzu’e Sos Nervios”, le cui acque sono consigliate per il trattamento dei dolori muscolari e articolari. Si trovano poi la fonte “Su Anzu’e Sos Dentes” per la cura di mal di denti e gengive, “Su Anzu’e Sa Gutta” per il trattamento della gotta, “Su Anzu’e S’Istogomo” per curare problemi di stomaco, “Su Anzu’e Su Ludu” per l’impiego di fanghi adatti ad alleviare diversi dolori fisici e “Su Anzu’e Sos Beccos” un’utile terapia per il cuoio capelluto.
Aquae Lesitanae”: con questo nome i Romani conoscevano le sorgenti di acqua calda sulfurea e ferruginosa che danno vita, oggi, alle Terme di San Saturnino. Sono visibili ancora i resti delle Terme romane, nel punto dove, forse, sorgeva la città di Lesa, citata dall’antico geografo Tolomeo e dove passava, probabilmente, una delle strade romane che mettevano in comunicazione Karalis con Olbia. Dopo Tolomeo, illustri geografi e viaggiatori documentano con i loro scritti l’ uso che di queste acque è stato fatto in passato. Ricordiamo, fra gli altri, il viaggiatore spagnolo Martin Carrillo.
L’omonima chiesa di San Saturnino è una chiesa campestre edificata su una struttura di età nuragica, di cui ancora si legge la conformazione quadrilobata.
L’edificio in trachite rossa presenta una navata unica chiusa da un abside e orientata a est, la copertura con capriate lignee e l’illuminazione naturale garantita da cinque strette monofore (due per lato e una all’abside). Sul prospetto opposto all’abside, tra due imponenti paraste d’angolo, si trova l’ingresso principale architravato sormontato da un arco di scarico a tutto sesto. Un secondo ingresso, nel prospetto secondario a sud, con le medesime fatture dell’ingresso principale, si apre sull’abside che ospita l’altare di recente fattura. Un campanile a vela, recentemente ricostruito, (originariamente con arco a tutto sente) corona l’abside.
La chiesa fu donata ai monaci Camaldolesi nel 1163 da Ottone (o Attone), vescovo di Castro, per ordine di Barisone, giudice di Torres. Apparteneva alla curatoria di Anela. Lo storico Angius parla di un monastero dei Carnaldolesi e di un villaggio, Usulvisi o Usolvisi, che diede origine a Bultei e a Benetutti, durante la dominazione aragonese-spagnola.
All’ interno la statua di San Saturnino di Usolvisi (statua lignea policroma del 170 secolo) poggia su un capitello di epoca romana.
ATTENZIONE:
Per permettere a tutti di godere delle vasche all’aperto è doveroso: